In una nota comune le associazione dei gestori Figisc e Faib sottolineano che «il recente decreto-legge che prevede il taglio lineare delle accise di 25 centesimi + Iva su benzina e gasolio, non contempla nessun meccanismo di compensazione. Fermo restando la condivisione del provvedimento, utile a calmiera il prezzo finale, a nostro avviso non si è tenuto in alcun conto delle ripercussioni causate alla categoria dei gestori».
Prosegue il comunicato: «Se esiste un quadro di relazioni particolari questo è proprio quello che regola il rapporto tra gestore e fornitore/proprietario dell’impianto, dove il secondo determina il prezzo dall’inizio alla fine (dal prezzo a cui il gestore acquista a quello con cui vende al consumatore finale dietro un compenso fisso di circa 3,5 cent/litro necessario a remunerare il proprio lavoro nonché i costi aziendali, la previdenza, le tasse e l’onere finanziario dell’acquisto di una merce da lui comprata e pagata)».
LA PERDITA DI VALORE
E ancora: «E’ palese, quindi, che il prodotto presente nei serbatoi dei gestori abbia subito una drastica riduzione del valore, pari a circa dieci volte il suo margine, costringendo i gestori ad una vendita sottocosto. Per fare un esempio, a fronte di 20.000 It. di giacenza, la perdita secca è di 5.000 euro: un ‘prelievo forzoso’ dai conti correnti delle nostre aziende, che in una tendenza di riduzione di erogati, aumento dei costi per l’energia, maggiore esposizione finanziaria derivata dal contestuale aumento per prodotti, rappresenta l’ennesimo elemento che va a peggiorare i conti economici».
LA RICHIESTA
Così termina la nota «Chiediamo pertanto di valutare tutti questi elementi che “fotografano” la subalternità della categoria, per mettere in atto le tutele necessarie, quali stabilire che le “partite” dare/avere tra inizio e fine del citato provvedimento siano rese “neutre” tramite una compensazione che produca, a secondo del caso, una nota credito oppure una nota debito a fronte delle giacenze dichiarate».