Cenni Storici

Nel 1945, in piena risoluzione del conflitto mondiale, si iniziano a scolpire le pagine della Storia con l’iniziale “C’era una volta…”; dell’Ascom di Varese. Mai come allora erano forti il desiderio di libertà e di autonomia, in ogni aspetto del sociale e del privato: un clima favorevole per la nascita di un sindacato. Le autorità politiche di quegli anni imponevano comportamenti che minavano le basi del commercio. Scelte sbagliate e vie obbligate stroncavano ogni tentativo di affrancazione del settore mercantile da un’economia solo apparentemente sana ma che portava in sè i germi di un autoritarismo deleterio e inconcludente, incapace oltretutto di far fronte anche alle più normali esigenze di una popolazione in guerra. Tutti i negozi erano oggetto dell’attenzione e della sorveglianza delle autorità, il commerciante spesso si sentiva accusato ingiustamente di qualche misterioso fatto che non sapeva di aver commesso forse perché si era permesso di sfamare, magari sotto banco, alcuni orfani di guerra. Si capì allora che sarebbe stato meglio parlarne, trovarsi, unirsi, mettere in comune i propri timori, le proprie forze: stare soli e isolati non aveva senso. Bisognava far capire di essere in tanti, forti, solidali. Facendo leva sul sentimento di aggregazione si volle formare un’associazione che avesse lo scopo di tutelare una categoria troppo esposta agli umori di chi aveva il potere di sanzionare e reprimere ogni tentativo di autonomia. Nei locali di via Volta che furono, negli anni del regime, la sede dell’appena disciolta Corporazione Fascista dei Commercianti, si decise di stabilire la nuova dimora della ricostruita Unione dei Commercianti e su segnalazione del Partito d’Azione si decise di affidare il delicato compito di ricostituzione ad una figura di spicco del commercio varesino: Antonio Trotti. A Trotti, uomo coraggioso e determinato, venne affiancato Giuseppe Zamperini in veste di direttore. Spetta a Lanciotto Gigli redigere la bozza del primo statuto che, discussa il 20 giugno, venne approvata con alcune modifiche il 25 luglio 1945. Già durante il periodo fascista il nostro sindacato era stato responsabile di tutto il territorio provinciale grazie alla creazione di uffici periferici collocati in punti nevralgici quali Busto Arsizio, Gallarate, Saronno, Luino e che ora, grazie al vento di libertà che soffiava ovunque, miravano ad ottenere ciascuno la propria autonomia. Sebbene doloroso, il passaggio dai buoni propositi di un sodalizio operativo all’autonomia ben definita fu inevitabile. A ricoprire la doppia carica di direttore dell’Unione Provinciale dell’Associazione di Varese fu chiamato il dottor Umberto Ondoli. Si consolidò allora la consuetudine, invalsa poi per decenni, di coincidenza delle cariche di presidenza provinciale e dell’Associazione di Varese.

Nel 1946 dobbiamo ascrivere due fatti importanti che avrebbero condizionato la vita futura dell’Associazione: la creazione di un organo d’informazione (Il Bollettino) e la nomina a presidente di Pasquale Monti. In Monti erano riassunte tutte le doti e le caratteristiche che meglio inquadravano la figura di guida della rinata Associazione Commercianti: vale a dire impegno sociale e civile, uno spiccato spirito antifascista, un’innegabile professionalità commerciale ereditaria. Bisognerà arrivare all’ancora lontano 1968 per vederlo depositare a malincuore lo scettro, non per mancata rielezione ma per volontarie dimissioni dettate dall’avanzare dell’età.

Negli anni Cinquanta si assiste alla fioritura e ad un’espansione smodata del commercio al minuto segno tangibile del mutamento dei tempi, marcati, più che altro, da una ripresa economica molto vivace legata ad un inconscio collettivo dominato da un risveglio della coscienza dell’homo economicus rimasta per troppo tempo assopita da una lunga e atroce guerra. A testimonianza di questa renaissance produttiva, distributiva e, gioco forza, consumistica, parlano le cifre circoscritte alla nostra zona: 9.322 unità commerciali operative con un totale di 19.181 addetti (dati del 1951), la nostra provincia posizionata al sesto posto su scala nazionale della classifica fra province per capacità d’acquisto, un’intensità dei consumi pari al 1,695% sul totale della penisola. Lo scenario è quello di centri abitati sempre più popolati da una capillare ed intensamente densa rete di negozi al dettaglio che dimostrano in modo inequivocabile la grande ripresa dell’economia italiana. Non si tratta, peraltro, delle botteghe di un tempo ristrutturate e riadattate alle esigenze sempre più raffinate e pretenziose del consumatore moderno, bensì ci si trova di fronte a negozi modernamente attrezzati, dalla struttura ben delineata e proiettati verso ambiziosi traguardi di crescita medio-alta.

La storia

Nel 1945, in piena risoluzione del conflitto mondiale, si iniziano a scolpire le pagine della Storia con l’iniziale “C’era una volta…”; dell’Ascom di Varese. Mai come allora erano forti il desiderio di libertà e di autonomia, in ogni aspetto del sociale e del privato: un clima favorevole per la nascita di un sindacato. Le autorità politiche di quegli anni imponevano comportamenti che minavano le basi del commercio. Scelte sbagliate e vie obbligate stroncavano ogni tentativo di affrancazione del settore mercantile da un’economia solo apparentemente sana ma che portava in sè i germi di un autoritarismo deleterio e inconcludente, incapace oltretutto di far fronte anche alle più normali esigenze di una popolazione in guerra. Tutti i negozi erano oggetto dell’attenzione e della sorveglianza delle autorità, il commerciante spesso si sentiva accusato ingiustamente di qualche misterioso fatto che non sapeva di aver commesso forse perché si era permesso di sfamare, magari sotto banco, alcuni orfani di guerra. Si capì allora che sarebbe stato meglio parlarne, trovarsi, unirsi, mettere in comune i propri timori, le proprie forze: stare soli e isolati non aveva senso. Bisognava far capire di essere in tanti, forti, solidali. Facendo leva sul sentimento di aggregazione si volle formare un’associazione che avesse lo scopo di tutelare una categoria troppo esposta agli umori di chi aveva il potere di sanzionare e reprimere ogni tentativo di autonomia. Nei locali di via Volta che furono, negli anni del regime, la sede dell’appena disciolta Corporazione Fascista dei Commercianti, si decise di stabilire la nuova dimora della ricostruita Unione dei Commercianti e su segnalazione del Partito d’Azione si decise di affidare il delicato compito di ricostituzione ad una figura di spicco del commercio varesino: Antonio Trotti. A Trotti, uomo coraggioso e determinato, venne affiancato Giuseppe Zamperini in veste di direttore. Spetta a Lanciotto Gigli redigere la bozza del primo statuto che, discussa il 20 giugno, venne approvata con alcune modifiche il 25 luglio 1945. Già durante il periodo fascista il nostro sindacato era stato responsabile di tutto il territorio provinciale grazie alla creazione di uffici periferici collocati in punti nevralgici quali Busto Arsizio, Gallarate, Saronno, Luino e che ora, grazie al vento di libertà che soffiava ovunque, miravano ad ottenere ciascuno la propria autonomia. Sebbene doloroso, il passaggio dai buoni propositi di un sodalizio operativo all’autonomia ben definita fu inevitabile. A ricoprire la doppia carica di direttore dell’Unione Provinciale dell’Associazione di Varese fu chiamato il dottor Umberto Ondoli. Si consolidò allora la consuetudine, invalsa poi per decenni, di coincidenza delle cariche di presidenza provinciale e dell’Associazione di Varese.

Nel 1946 dobbiamo ascrivere due fatti importanti che avrebbero condizionato la vita futura dell’Associazione: la creazione di un organo d’informazione (Il Bollettino) e la nomina a presidente di Pasquale Monti. In Monti erano riassunte tutte le doti e le caratteristiche che meglio inquadravano la figura di guida della rinata Associazione Commercianti: vale a dire impegno sociale e civile, uno spiccato spirito antifascista, un’innegabile professionalità commerciale ereditaria. Bisognerà arrivare all’ancora lontano 1968 per vederlo depositare a malincuore lo scettro, non per mancata rielezione ma per volontarie dimissioni dettate dall’avanzare dell’età.

Negli anni Cinquanta si assiste alla fioritura e ad un’espansione smodata del commercio al minuto segno tangibile del mutamento dei tempi, marcati, più che altro, da una ripresa economica molto vivace legata ad un inconscio collettivo dominato da un risveglio della coscienza dell’homo economicus rimasta per troppo tempo assopita da una lunga e atroce guerra. A testimonianza di questa renaissance produttiva, distributiva e, gioco forza, consumistica, parlano le cifre circoscritte alla nostra zona: 9.322 unità commerciali operative con un totale di 19.181 addetti (dati del 1951), la nostra provincia posizionata al sesto posto su scala nazionale della classifica fra province per capacità d’acquisto, un’intensità dei consumi pari al 1,695% sul totale della penisola. Lo scenario è quello di centri abitati sempre più popolati da una capillare ed intensamente densa rete di negozi al dettaglio che dimostrano in modo inequivocabile la grande ripresa dell’economia italiana. Non si tratta, peraltro, delle botteghe di un tempo ristrutturate e riadattate alle esigenze sempre più raffinate e pretenziose del consumatore moderno, bensì ci si trova di fronte a negozi modernamente attrezzati, dalla struttura ben delineata e proiettati verso ambiziosi traguardi di crescita medio-alta.

In questo panorama la nostra Associazione ebbe un ruolo di primo piano tutta impegnata com’era a dare concretezza alla solidarietà tra singoli commercianti abbattendo i massicci e pesanti muri dell’isolamento e della divisione. I successi non tardarono a venire: nell’arco di circa un ventennio, a partire dal 1952, il numero degli associati aumentò vertiginosamente passando da ottocento a più di tremila iscritti.
Fu questo il patrimonio ereditato da Ambrogio Taborelli neo eletto presidente Ascom il 12 settembre 1968: al suo fianco l’onnipresente direttore Franco Maestri. Per questa coppia di condottieri si trattava di consolidare l’opera di ricostruzione intrapresa dal Monti puntando alla tutela delle piccole aziende “per favorirne l’inserimento nel processo di evoluzione delle strutture commerciali” e salvaguardarle dalla, di lì a poco emanata, riforma del commercio contenente le nuove tabelle merceologiche. Stando ai dati del censimento del 1961 il commercio Varesotto registra un rapporto negozi/consumatori nettamente superiore sia alla media regionale che a quella nazionale segnale questo di un raggiunto equilibrio tra le forze di mercato. Significativa l’espansione, in particolare, del commercio al l’ingrosso motivato dall’esigenza di dover prontamente smerciare tutta l’enorme massa produttiva che scaturiva con continuità dall’industria.

Taborelli ebbe la fortuna di festeggiare il trentesimo e quarantesimo dell’anno di fondazione; proprio nel 1985 il discorso che pronunciò nel giorno della celebrazione riassumeva benissimo tutto il lungo lavoro di trasformismo compiuto sino ad allora nel campo del terziario con “le botteghe che sono diventate negozi, i titolari, che un tempo nascevano dietro la spinta dello spontaneismo, trasformati in professionisti preparati e responsabili”.
Con questo salto di qualità che ha trasformato radicalmente l’identità del commercio contribuendo altresì a fornirgli ulteriore competitività, nel 1987 terminò definitivamente il mandato Taborelli. L’Assemblea dei Delegati affidò il prestigioso incarico a Carlo Bottinelli “uomo di sicuro prestigio” con alle spalle una lunga esperienza maturata nei ranghi degli organi sociali del nostro sindacato. Da allora la presidenza Bottinelli ha diretto l’Associazione con la determinazione imprenditoriale tipica di ogni varesino che si rispetti portando una tenacia ed una forza che devono essere di esempio per le nuove generazioni che si affacciano in questi anni sul mondo distributivo. E proprio ai giovani Bottinelli si è sempre rivolto, incitandoli alla carriera, sostenendoli nella lotta alla spietata concorrenza delle innovative forme distributive d’Oltralpe che come un tarlo si annidano in ogni dove, consigliandoli e mettendo a disposizione la sua lunghissima esperienza commerciale.
Gli anni Ottanta sono anni densi di cose, attività, successi; fatti che hanno favorito una crescita impetuosa della struttura sia nella complessità dell’offerta dei servizi e delle prestazioni sia nel numero degli aderenti. Carlo Bottinelli si rese conto della rapida espansione dell’Associazione e dell’impellente necessità di trovare nuovi locali in cui installare uffici e centri meccanografici. Ma Bottinelli è abituato da sempre a pensare ‘in grande’ e così si è fatto propugnatore dell’idea di trovare un’ampia e moderna sede in cui allocare gli uffici dell’Associazione.
La nuova sede di via Valle Venosta è stata inaugurata il 31 maggio 1992 e rappresenta il fiore all’occhiello dell’Ascom Varese. Si tratta di un complesso di oltre 5.500 metri quadrati ricavati da un ex stabilimento calzaturiero dotato di quattro sale riunioni ed una sala convegni e con un parcheggio capace di 120 posti auto. La geniale ristrutturazione dell’immobile, scaturita dall’inventiva creatrice dell’arch. Rino Balconi, ha fatto della sede varesina una tra le più belle e prestigiose sedi dell’universo Confcommercio.
Il 5 settembre 2002 cambiano i vertici di Ascom Varese con la scelta di un nuovo presidente: Martino Ghezzi. Eletto pressoché all’unanimità dall’Assemblea dei Soci dell’associazione varesina (un’unica scheda bianca: la sua), già Fiduciario del capoluogo bosino, Ghezzi si è insediato alla guida dell’Ascom dopo che Bottinelli è stato designato alla nuova carica di presidente di Uniascom. Varesino, classe 1936, Ghezzi conduceva l’omonima, storica pasticceria di corso Matteotti. Fiduciario Ascom del capoluogo bosino e portavoce dei commercianti del centro storico, Ghezzi è stato un personaggio di spicco nell’ambiente del terziario e dei pubblici esercizi, per i quali concretizzava da anni il suo impegno come fiduciario provinciale della Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi. L’impegno associativo di Ghezzi è di lunga data; ha inizio nel luglio del 1977 quando viene eletto nel consiglio dell’Associazione per divenire poi cassiere a partire dal 1987, carica ricoperta fino a qualche giorno prima di accettare l’impegno di presidente di Ascom Varese. Ma Ghezzi non vantava un ricco medagliere solo nell’attività sindacale a favore della sua categoria; di medaglie, di quelle d’oro vero attaccate ad un nastro tricolore, se ne intendeva veramente con una ricca collezione per meriti sportivi, a partire da quella più gloriosa conquistata nel 1954 durante il Convegno Ginnico di Brescia, quando venne incoronato Campione italiano di ginnastica artistica, fino alla Stella d’Argento e al Cavalierato dell’Ordine della Repubblica Italiana assegnato, sempre per meriti sportivi, nel 1984. Inoltre è stato presidente della Società Varesina di Ginnastica e Scherma per diciannove anni e, attualmente, presiedeva l’Associazione Provinciale Nazionale Atleti Azzurri d’Italia. Ma la presidenza Ghezzi sarà di breve durata.
Martino Ghezzi scompare improvvisamente il 27 aprile 2003. Per dare continuità all’attività presidenziale, con una decisione rapida ed unanime, il Consiglio Direttivo, l’8 maggio, individua in Giorgio Angelucci, già vice presidente, il successore del compianto Martino Ghezzi per il prossimo quinquennio. 2007
Nel giugno 2007, Giorgio Angelucci viene riconfermato alla guida dell’Associazione Commercianti di Varese per il prossimo quinquennio, ricomprendo ancora oggi l’impegno presidenziale. Il suo mandato alla presidenza dell’organizzazione dei commercianti varesini viene affiancato da un altro prestigioso incarico: la Presidenza di Uniascom. Alla guida dell’Unione dei Commercianti della Provincia di Varese, Angelucci viene nominato nel luglio dello stesso anno ed è tutt’ora in carica, mentre il Presidente uscente, Carlo Bottinelli, viene insignito della carica di Presidente Onorario e, successivamente, Presidente ad honorem di Confcommercio Uniascom provincia di Varese. Bottinelli scompare il 15 marzo 2018 all’età di 93 anni.