Dal 1° agosto 2025 entrerà in vigore il nuovo dazio medio del 15% sulle merci europee esportate verso gli Stati Uniti, frutto dell’intesa siglata tra Bruxelles e Washington. Un compromesso necessario per scongiurare l’imposizione di tariffe del 30%, paventate dal presidente Donald Trump, che avrebbero colpito duramente le economie europee.
L’accordo, già accettato nei giorni scorsi anche dal Giappone, garantisce una forma di stabilità, ma non senza costi per l’economia dell’Unione, e in particolare per l’Italia.
Confcommercio: bene la stabilità, ma il conto è pesante
Pur accogliendo positivamente l’esito dell’accordo, Confcommercio mette in guardia: il dazio al 15% rischia di penalizzare fortemente le PMI italiane esportatrici e interi settori chiave come l’agroalimentare e la moda.
Oltre ai dazi, l’intesa prevede impegni europei su più fronti: acquisti di energia dagli USA per 750 miliardi di dollari, investimenti diretti per 600 miliardi e un ampio programma di acquisti di sistemi di difesa.
A ciò si somma l’esenzione per le multinazionali con sede negli Stati Uniti dalla global minimum tax, elemento che aggrava lo squilibrio competitivo.
L’impatto sull’Italia: fino a 10 miliardi in meno di export
Le prime stime indicano per l’Italia un impatto diretto dei nuovi dazi compreso tra 8 e 10 miliardi di euro sul solo 2025, senza considerare l’effetto aggiuntivo della svalutazione del dollaro, che peggiora ulteriormente le condizioni di scambio.
Il settore turistico – che nel 2023 ha registrato 52 miliardi di euro di introiti in arrivo – potrebbe essere colpito da un calo dei flussi provenienti dagli Stati Uniti.
Lo scenario globale di rialzo generalizzato delle tariffe commerciali complica ulteriormente l’accesso a mercati alternativi.
Garosci: «Passo avanti, ma ora servono misure di compensazione»
Durante l’incontro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il vicepresidente di Confcommercio con delega all’internazionalizzazione, Riccardo Garosci, ha espresso soddisfazione per il superamento della fase di incertezza, ma ha ribadito l’urgenza di interventi di sostegno per le imprese colpite.
Garosci ha richiamato l’attenzione anche sul ruolo della Banca Centrale Europea, segnalando che alla pressione dei dazi si aggiunge un dollaro in calo del 17%, fattore che alza il costo reale dei beni italiani negli USA.
Secondo le stime Ispi, il combinato tra dazi e svalutazione porterà a un dazio medio effettivo del 21% per i prodotti italiani destinati agli Stati Uniti.
Serve un piano europeo per la competitività
Confcommercio invita le istituzioni italiane ed europee ad agire con determinazione, puntando sul rilancio della competitività interna. Le proposte includono:
- un debito comune europeo per investimenti in beni pubblici strategici (energia, sicurezza, intelligenza artificiale, infrastrutture),
- la mobilitazione del risparmio privato attraverso l’Unione del mercato dei capitali,
- una messa a terra piena del PNRR a sostegno degli investimenti,
- l’accelerazione della riforma fiscale.
L’accordo con Washington ha evitato il peggio, ma – come sottolinea Confcommercio – ora è il momento di agire per trasformare questa tregua in un’opportunità di rilancio.


