La viabilità si complica e i parcheggi diventano sempre meno. Accade a Varese, ma con le dovute differenze anche in altre città del nord della nostra provincia. Come ad esempio Laveno, dove il cantiere dell’Alp Transit sta rimettendo in gioco le vie di accesso e di uscita alla città.
Ci sono per fortuna anche esempi positivi, come a Bisuschio, dove è stata riaperta la viabilità nel centro, cosa che ha portato ossigeno anche ad Arcisate. Ma l’impressione è che il sostegno del commercio avvenga a parole. Quando si tratta di tradurre in pratica le intenzioni, i nostri amministratori sembrano fare un passo indietro. Sul piatto della bilancia vengono messe tutta una serie di necessità e questioni, molte delle quali di natura ideologica, e allora il sostegno del commercio finisce in secondo piano. Un esempio lampante lo troviamo a Varese, nel primo tratto di viale Aguggiari, quello che va da piazza Beccaria in su verso l’ippodromo, in cui sono stati tolti numerosi parcheggi per costruire una ciclabile. Perché tutto questo? Per fare una ciclabile destinata a rimanere sempre vuota, come quella in via XXV Aprile, recentemente balzata alle cronache anche per la pericolosità delle stesse biciclette?
Io posso capire quando si costruisce un passaggio protetto, come ad esempio quello fatto anni fa su viale Europa per consentire ai bambini delle scuole di andare a scuola a piedi in sicurezza. Ma non mi capacito che si tolga una cosa fondamentale per la salute del commercio, come i parcheggi a raso, per realizzare un’idea di città astratta. Non fraintendetemi: so benissimo che bisogna avere una visione, perché a guardare solo il proprio orticello non si va da nessuna parte. Quindi, essendo stato anch’io amministratore per svariati anni, so benissimo che immaginare qualcosa, e crederci, e dare seguito alle proprie idee, è il primo passo per costruire il futuro che vogliamo. Ma quando pensiamo a una città come la nostra, tutta salite e discese, e immaginiamo che nel futuro tutti la percorrano in bici come si fa a Bologna, allora c’è qualche cosa che non quadra. E quando per realizzare questo sogno distorto ne fanno le spese i nostri commercianti, magari buttando all’aria una vita di sacrifici, allora divento furibondo, perché la difesa del tessuto economico, del lavoro, e quindi la difesa delle famiglie, deve essere un pilastro imprescindibile di qualsiasi progetto sensato.
Quando poi per progetti che non hanno le gambe si investono ingenti risorse pubbliche, allora capisco che proprio non ci siamo. Se è vero, come viene detto e ripetuto in tutte le occasioni pubbliche, che i negozianti sono l’anima e la storia della città, allora è altrettanto doveroso farli lavorare. Con i parcheggi, ma anche presidiando le città e rendendole più sicure.
Nelle settimane che hanno preceduto il Natale abbiamo assistito ad una escalation di furti, anche eclatanti, come quello delle luminarie natalizie a Laveno. L’impressione è che da una parte si mettano i bastoni tra le ruote a cittadini onesti che vogliono fare il proprio lavoro, mentre dall’altra non si riescano a fermare furfanti e delinquenti o semplici vandali. Un altro esempio: la spaccata di Base Blu in corso Matteotti. Un colpo che mi sarei aspettato di vedere in un film d’azione ricco di effetti speciali, mai nella nostra Provincia.
Detto questo, mettiamoci la mano sul cuore. Questo Natale non è andata molto bene dal punto di vista delle vendite. Crisi economica generalizzata, viabilità complicata, traffico, carenza di parcheggi, e la mancanza di sicurezza non ci hanno certo aiutato, ma anche noi abbiamo la nostra parte di colpe. Anche quando sembra che tutto remi contro di noi, dobbiamo avere il coraggio di cambiare, provare nuove strategie di marketing, creare eventi, mettere in campo nuovi servizi. In tutto questo Ascom Varese ci può aiutare. Abbiamo tantissimi corsi di formazione, ad esempio quelli di Federmoda, e una squadra di dipendenti motivata, che crede davvero nel valore del commercio. Per farvi capire cosa intendo, ho voluto
inserire in questo notiziario la foto dei dipendenti di Ascom Varese scattata a Natale e il discorso che Antonella Cicigoi ha fatto in occasione del premio ricevuto per i 35 anni di lavoro.
Non sbaglio se dico che i primi che difendono il commercio siamo tutti noi, gli associati di Confcommercio Ascom Varese. Ma per farlo dobbiamo metterci in gioco davvero. Dobbiamo e possiamo riuscirci e ce la faremo. Perché sono convinto che a cambiare si può sbagliare, ma sono certo che a rimanere fermi non si va da nessuna parte, anzi si va solo indietro.
Il vostro presidente Antonio Besacchi


